a cura di Sonia Zarino (architetto, urbanista)

venerdì 14 marzo 2014

Il territorio della Provincia di Genova, alcune idee per riconquistare l'attrattività perduta



Abbiamo già analizzato in un precedente articolo[1] alcuni dati macro-economici che mostrano, piuttosto inequivocabilmente, la perdita di attrattività che il territorio sta attraversando specie negli ultimi anni. In questo articolo affronteremo l’analisi delle cause di questo fenomeno, e la conseguente proposta di provvedimenti atti ad invertire la rotta, per tornare sulla via dello sviluppo e della crescita.


Non uno sviluppo ed una crescita “pur che sia”, è bene precisarlo sin da ora: la fragilità del nostro territorio ed, insieme, il suo altissimo valore devono essere il punto di partenza per questa che definirei una vera e propria rinascita: economica, sociale e culturale.


Ecco, si dirà, le solite frasi fatte, i soliti bei discorsi ambientalisti per anime belle ma poco avvezze a ragionare di economia: niente affatto, e queste poche righe si propongono di dimostrare come il rispetto dell’ambiente e la sua corretta valorizzazione siano uno dei tasselli fondamentali per il rilancio economico della regione metropolitana genovese. 


Il calo demografico: causa o effetto della crisi?

Indubbiamente il calo dell’occupazione che si è registrato negli ultimi anni e il parallelo aumento degli inattivi ha avuto un effetti rilevante sull’evoluzione della popolazione.

La diminuzione di occasioni lavorative ha spinto molti giovani (spesso con alti livelli di formazione e di professionalità) ad emigrare verso altre regioni e nazioni, dove hanno fondato nuove famiglie e trasferito i propri interessi economici. 

Analizzando le cancellazioni di residenze in provincia di Genova per trasferimenti all’estero (escludendo quindi i trasferimenti interni all’Italia) si vede chiaramente un aumento di emigrazioni specie dal 2011[2].

Questo fenomeno (che riguarda tanto gli italiani, quanto cittadini stranieri già immigrati in Italia) costituisce un grave impoverimento del tessuto socio-economico, che non a caso si ritrova oggi composto, per una parte addirittura preponderante, da soggetti inattivi (anziani + “scoraggiati”, ossia soggetti potenzialmente attivi ma non inscritti nelle liste di collocamento): essi rappresentano infatti il 113,5% degli occupati. Vero è che gli “scoraggiati” sono un gruppo assai numeroso, essendo oltre 170mila. Esso è composto soprattutto di donne e di giovani con bassa scolarità per i quali occorre saper elaborare percorsi professionalizzanti in funzione degli orientamenti di sviluppo economico che devono saper guidare il territorio genovese fuori della “palude” in cui si trova attualmente.


Analizzando congiuntamente i diversi fenomeni (saldi naturali negativi, emigrazione dei lavoratori più qualificati, prevalenza degli inattivi sugli occupati, consistenza del fenomeno degli “scoraggiati”) appare chiaro, a questo punto, come il calo demografico si configuri anche quale causa dell’aggravarsi della crisi economica perché esaspera il depauperamento delle energie nuove e vitali costituite da forze lavoro nel pieno delle loro potenzialità, che non trovando sbocchi adeguati sono costrette all’emigrazione, privando il territorio di origine di importanti fonti di reddito (fiscalità locale, consumi e indotto per servizi).


C’è una vera e propria ipoteca generazionale sul futuro che, se non adeguatamente corretta, rischia di mettere l’intero territorio provinciale sui binari di un declino difficilmente arrestabile, con serie conseguenze a livello dei servizi garantiti ad una popolazione sempre più anziana e bisognosa.



Contrastare il declino, far ripartire lo sviluppo

La Liguria e la provincia di Genova hanno beneficiato, in passato, di un consistente sviluppo economico basato principalmente sull’industria manifatturiera, sulla logistica e sull’edilizia. Con il progressivo declino di questo modello, che insieme ai benefici ha causato anche un notevole degrado del territorio, è giunto il momento di percorrere vie nuove e paradossalmente le difficoltà che si registrano attualmente possono essere la molla verso il necessario cambiamento. 


In Liguria la produttività del lavoro nelle PMI resta sempre ben al di sotto del dato relativo al Nord-Ovest e solo recentemente supera il dato medio nazionale; anche l’indicatore ligure di intensità di accumulazione del capitale è al di sotto di quelli registrati negli aggregati di riferimento e tale distanza tende a crescere[3].

In complesso la Liguria presenta specie tra i giovani una elevata scolarità e, rispetto alla media nazionale, una alta percentuale di laureati, che tuttavia non trovano un adeguato impiego nelle aziende locali.

Questo è dovuto in buona parte alle caratteristiche delle aziende liguri, che sono in gran parte di ridotta dimensione. La frammentazione del tessuto produttivo rende difficile l’attività di trasferimento tecnologico tramite l’adozione di reti di impresa. La progressiva riduzione dei finanziamenti per la ricerca provoca conseguenze negative anche su tutte le altre attività (innovazione, trasferimento tecnologico, formazione) con conseguente perdita di competitività rispetto alle imprese di altre regioni o anche di paesi stranieri.


E’ chiaro che rimettere in connessione la parte più giovane e vitale delle forze lavoro con l’economia reale è una assoluta priorità per rimettere in equilibrio la “bilancia” socio-economica.

Ancora una volta, il tema dell’attrattività territoriale è “il” tema per eccellenza poiché non si tratta solo di attirare imprese per creare ricchezza indifferenziata, quanto piuttosto creare le condizioni per la ripresa della dinamica socio-economica a livello territoriale.


Territorio e ambiente: un ruolo primario

Uno degli aspetti certo più attrattivi della Provincia di Genova è costituito dalla elevata qualità ambientale che, nonostante i molti attacchi subiti negli anni, ancora può vantare. Ricchezza di panorami (di mare, di collina, di montagna), di aree verdi, di aree naturali protette e di boschi a pochi chilometri dalla costa, disponibilità crescente di prodotti locali, elevata concentrazione di località turistiche e la presenza di una grande città d’arte. 

La Liguria è una delle regioni più ricche di vegetazione (prima in Italia per superficie boscata) e presenta una varietà di ambienti davvero sorprendente. La sua configurazione montagnosa tuttavia non consente, specie in provincia di Genova, lo sviluppo di una agricoltura sufficientemente remunerativa per una significativa incidenza diretta sull’economia locale. Un tipo di agricoltura “industriale”, del resto, non sembrerebbe neppure troppo auspicabile se applicata alla fragilità del nostro territorio, in quanto necessiterebbe di infrastrutture piuttosto pesanti (nuove viabilità, nuove costruzioni e attrezzature, ecc.). 

Questo non significa tuttavia che le attività agricole non siano importanti, poiché la corretta gestione del territorio è una condizione indispensabile a preservare il “substrato” ambientale che costituisce uno dei punti di forza dell’attrattività territoriale. Non sarà quindi l’attività agricola di tipo “estensivo” il modello da adottarsi nell’area genovese, quanto un mosaico di colture e produzioni di nicchia e di qualità, di attività artigianali e agroturistiche (che di fatto sono in notevole espansione), di valorizzazione di una cultura dell’abitare e del presidio del suolo per prevenire i dissesti indotti dalla mancanza di manutenzione a terrazzamenti e corsi d’acqua. 

Un reticolo insieme produttivo e protettivo, steso a maglie ora più fitte ora più larghe su tutto il territorio rurale e periurbano per preservarne la qualità paesistica e sociale e dove gli antichi percorsi, i paesi, i borghi grazie alle recenti tecnologie tornano a nuova vita e si fanno conoscere in tutto il mondo al pari delle località costiere. Non mancano esempi interessanti, piccole aziende di produzione, vendita diretta e accoglienza turistica, ubicate nelle vallate dell’entroterra che anche grazie all’uso accorto della rete hanno acquisito notorietà e clientela da tutto il mondo. La tutela dell’identità locale diventa così un elemento in grado di dare valore aggiunto all’offerta commerciale che, se avesse puntato esclusivamente sui parametri del prezzo e delle quantità, sarebbe stata indubbiamente perdente nei confronti delle produzioni di massa.



Attirare aziende innovative, ad alto valore aggiunto

La qualità del contesto territoriale è naturalmente un punto di forza anche delle città costiere che si presentano particolarmente attrattive, almeno potenzialmente, per insediarvi attività produttive a basso impatto ambientale ma ad alto valore aggiunto: si pensi ad esempio alle industrie high tech, o ai centri di ricerca avanzata, che necessitano prevalentemente di infrastrutture di rete, e non generando forme di inquinamento atmosferico sono insediabili nel tessuto edilizio, anche storico, di una città. 

Occorre saper attirare aziende di questo tipo, che dovendo competere anche a livello internazionale utilizzano spesso quale leva per assicurarsi i talenti migliori l’essere ubicate in luoghi piacevoli e ricchi di attrattive: si pensi all’ormai celebre esempio di Sophia Antipolis in Costa Azzurra, o anche alla Silicon Valley in California.


Aziende innovative che fanno ricerca, producono beni ad alto valore aggiunto, non impattano sull’ambiente e, cosa assai importante, assumono giovani altamente qualificati, che saranno invogliati a insediare qui le famiglie e i propri interessi economici, portando indotto ai commerci e ai servizi locali, contribuendo positivamente alle casse locali degli Enti Amministrativi, riequilibrando almeno in parte la piramide delle età. Certo, per ottenere questi risultati occorre elevare, e di molto, anche gli standard relativi ai servizi offerti in primis dalla PA e poi dalle aziende locali, che come abbiamo visto soffrono di una certa arretratezza, ma che possono essere stimolate ad evolversi verso modelli più rispondenti alle nuove esigenze ed opportunità.



Edilizia: recupero dell’esistente e riqualificazione energetica degli edifici

Saper preservare l’ambiente e la qualità della vita del nostro territorio per attirare nuove attività produttive con esso compatibili e i relativi occupati significa anche rilanciare le attività edilizie per restaurare centri storici e riqualificare le periferie. Gli incentivi fiscali ad oggi in vigore per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici hanno contribuito ad un certo rilancio del settore dell’edilizia, ma la limitatezza temporale di tali incentivi costituisce un freno ad una ripresa di più lungo respiro. Sarebbe opportuno per questo prorogare per almeno 10 anni tali misure.


Il settore delle ristrutturazioni meriterebbe una attenzione particolare anche dal punto di vista della formazione degli operatori edili, che si trovano spesso a lavorare in aziende poco strutturate e poco avanzate dal punto di vista delle tecnologie costruttive adottate. Questo spiega forse anche il motivo per cui sono spesso aziende provenienti da altre regioni ad ottenere gli appalti più importanti, mentre le aziende locali languono o chiudono.



Il turismo, un settore in crescita

Il settore del turismo è quello che per primo ha saputo capire e valorizzare le potenzialità ambientali del territorio genovese, inizialmente nelle località costiere e ora anche nel capoluogo, che è oggi considerato a tutti gli effetti una delle più importanti città d’arte italiane.

Qui come negli altri casi considerati, la tutela dell’ambiente è un presupposto fondativo il cui significato si è ampliato nel tempo fino a comprendere la tutela e la valorizzazione di quello che potremmo chiamare uno stile di vita che fa del gusto per i centri storici e il territorio “naturale”, l’ambiente rilassato e a misura d’uomo, la cultura, l’eno-gastronomia e le specialità locali, il commercio e l’artigianato un marchio sempre più apprezzato in Italia ma soprattutto all’estero.

E’ importante per questo proseguire nell’evoluzione delle modalità di promozione e di accoglienza dei visitatori, estendendo i servizi in tal senso all’intero arco dell’anno, sfruttando il clima favorevole e promuovendo la creazione di eventi, grandi e piccoli, capaci di mettere in moto la filiera turistica nel suo insieme.

Così facendo, il pur fondamentale comparto balneare verrebbe integrato e completato da una offerta turistica a tutto tondo, che dovrebbe sviluppare importanti sinergie tra costa ed entroterra, molto apprezzato dai turisti per la concomitanza del mare e dei monti, che permette di cogliere molteplici esperienze di viaggio.



Servizi alle famiglie e agli anziani

Un altro settore importante è quello che concerne i servizi ed i prodotti rivolti in particolare agli anziani, che costituiscono e costituiranno ancora, per lungo tempo, una porzione molto significativa della popolazione[4]. In questo settore, attualmente in pieno sviluppo, possono trovare utile impiego o avviare una impresa di servizi molti degli attuali inattivi, dopo aver seguito appositi percorsi professionalizzanti.

Non sono tuttavia da trascurare le molte potenzialità costituite da coloro che, godendo di buona salute, sono ancora in grado di trascorrere una terza età attiva, fruendo di servizi di vario genere (divertimento, viaggi, cultura, ecc.).

In effetti, c’è spazio per elaborare proposte innovative di servizi agli anziani, che possono essere molto varie ed interessare diversi campi di attività che vanno a comporre un’area di business del tutto nuova, ossia un insieme di possibilità di fare impresa che possono combinarsi variamente in relazione agli obiettivi, alle condizioni di partenza dell’aspirante imprenditore e al mercato locale in cui si propone. La provincia di Genova si candida ad essere, da questo punto di vista, un campo d’azione privilegiato.



Infrastrutture: riconnettere e dare efficienza alla rete

Essere connessi con i flussi, siano essi fisici o immateriali, è l’imperativo delle economie contemporanee, che dal grado di connessione misurano la loro capacità di reazione agli stimoli provenienti dal mondo esterno. La rete annulla le distanze e le informazioni circolano in pochi istanti da un capo all’altro della terra, facendo conoscere luoghi, prodotti, stili di vita. Queste nuove infrastrutture sono indispensabili per poter affrontare da protagonisti la sfida economica mondiale, che è la scala alla quale anche i più piccoli produttori sono oggi chiamati a misurarsi. 


Naturalmente anche le infrastrutture fisiche restano fondamentali, per far viaggiare merci e persone. Da questo punto di vista, la Liguria presenta una dotazione infrastrutturale che la pone ai vertici nazionali: la Liguria è la regione che in assoluto presenta il più alto indice di densità delle strade rispetto alla superficie con un valore pari a 96,53. Particolarmente alto è anche l’indice della densità di autostrade: in essa passano ben 6 tratte autostradali. La Liguria è anche tra le regioni che presentano una più cospicua presenza di linee ferroviarie, avendo una estensione di linee in rapporto alla superficie pari a 9,22. Essa presenta anche la migliore qualità della rete perché ha un livello di elettrificazione del 97%.[5] A tutto ciò si deve aggiungere la formidabile dotazione portuale che pone la regione ai vertici nazionali ed europei tanto nel campo delle merci quanto in quello dei passeggeri (crociere, traghetti). Settore, questo dei passeggeri, che possiede molte potenzialità non solo a favore dei capoluoghi, ma anche per le riviere e l’entroterra.



Uno sviluppo territoriale come quello che vorremmo proporre in queste brevi note richiede tuttavia un ulteriore sforzo di messa a sistema delle varie modalità di trasporto e di servizi offerti a tutte le categorie di utenti, per realizzare, anche in questo campo, una migliore attrattività. L’estensione della banda larga a tutto il territorio, da un lato, ed una più efficiente gestione della mobilità, dall’altra, sono due aspetti di fondamentale importanza da affrontare nell’immediato futuro.



[1] Cfr. La Provincia di Genova e l’attrattività territoriale: una missione impossibile?    
[2] Dati Istat

[3] Cfr.: Piano triennale regionale dell’istruzione, della formazione e del lavoro 2010-2012 (Regione Liguria)

[4] Gli over 65 sono il 27% della popolazione della provincia di Genova nel 2012, contro il 21% del resto d’Italia


[5] Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia – Uniontrasporti 2011. Si veda anche “Indice infrastrutturale nelle regioni italiane” Istituto Tagliacarne - 2002


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